Il melograno continua a sorprendere. Da frutto simbolico della tradizione mediterranea a potenziale risorsa della salute moderna, si sta ritagliando uno spazio crescente nella ricerca nutrizionale. Negli ultimi anni, infatti, non solo il succo ma anche gli scarti non edibili del frutto (semi, bucce e membrane interne) sono diventati terreno fertile per studi che cercano di valorizzare ogni parte di questa pianta antica.
Due lavori recenti consentono di tracciare un quadro più ampio: da una parte, una revisione della letteratura scientifica che raccoglie le principali evidenze cliniche disponibili; dall’altra, una ricerca innovativa di laboratorio che guarda agli scarti del melograno come fonte di nuovi estratti utili al benessere cardiovascolare.
Il succo di melograno: promesse, limiti e spunti interessanti
Le evidenze scientifiche esistenti confermano alcuni segnali di beneficio legati al consumo di succo di melograno. Le persone che svolgono attività sportiva sembrano trarne un supporto concreto: miglior recupero, minore infiammazione e una percezione più favorevole dello sforzo fisico. Anche chi convive con disturbi osteoarticolari può trovare un lieve sollievo, grazie agli effetti antinfiammatori dei composti fenolici presenti nel succo.
Sul versante cardiovascolare, emergono tracce di un possibile effetto ipotensivo, anche se le prove rimangono delicate. Molto più incerti, invece, i risultati relativi alla glicemia, al profilo lipidico e al peso corporeo: qui la ricerca non parla ancora con voce univoca.
Accanto a questi ambiti più studiati, fanno capolino spunti affascinanti: un potenziale sostegno alla memoria negli anziani e risultati preliminari su un effetto antimicrobico del succo, ancora confinato agli studi di laboratori ma promettente.
Il valore nascosto negli scarti: una nuova via "green"
Se il succo è il protagonista tradizionale, oggi la scienza guarda anche a ciò che normalmente viene scartato. Bucce e parti non commestibili del melograno rappresentano infatti circa la metà del frutto, e contengono composti bioattivi alla stregua della polpa.
Uno studio recente ha esplorato un estratto ottenuto proprio da questi scarti, attraverso una tecnica sostenibile chiamata cavitazione idrodinamica. Il risultato è un prodotto ricco di molecole utili, capace (negli studi condotti su modelli animali) di esercitare un marcato effetto protettivo sul cuore e sulla pressione arteriosa.
In un modello di ipertensione acuta, l’estratto ottenuto dagli scarti ha mostrato un’efficacia simile a quella dell’estratto del frutto intero. Nella somministrazione prolungata, il beneficio è diventato ancora più evidente: la crescita della pressione sistolica è stata contenuta in modo significativo, con risultati paragonabili a un farmaco antipertensivo di riferimento. Non solo: l’estratto ha mostrato anche effetti antinfiammatori e anti-fibrotici sull'apparato cardiovascolare, aprendo scenari che vanno oltre la semplice gestione della pressione.
Una storia che si completa
Messi insieme, questi due filoni di ricerca raccontano una storia più ampia: il melograno non è solo un frutto ricco di simbolismo, ma una risorsa per la salute ancora in piena evoluzione. Da un lato, il succo mostra benefici concreti ma circoscritti, con la necessità di nuovi studi che chiariscano i meccanismi e le reali applicazioni cliniche. Dall’altro, gli scarti (generalmente considerati rifiuti) si rivelano una miniera di composti preziosi, potenzialmente utili per sviluppare integratori a supporto del benessere.
La sensazione è che abbiamo ancora molto da scoprire. Il melograno, forse, non ha ancora finito di raccontarci tutto il suo potenziale.
Riferimenti bibliografici
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Benedetti, G., Flori, L., Spezzini, J., Miragliotta, V., Lazzarini, G., Pirone, A., Meneguzzo, C., Tagliavento, L., Martelli, A., Antonelli, M., Donelli, D., Faraloni, C., Calderone, V., Meneguzzo, F., & Testai, L. (2024). Improved cardiovascular effects of a novel pomegranate byproduct extract obtained through hydrodynamic cavitation. Nutrients, 16(4), 506.
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