Il mango non è solo un frutto dolce e solare: da secoli è un protagonista della medicina ayurvedica. E quando una tradizione così antica incontra la ricerca moderna, nasce una domanda affascinante: esistono davvero prove cliniche a supporto dei benefici del mango?

Per rispondere, abbiamo analizzato la letteratura scientifica e selezionato 16 studi clinici, piccoli ma interessanti, che hanno esplorato i possibili effetti della polpa fresca, del frutto essiccato e di estratti brevettati come Vimang® e Careless®.

 

Cosa emerge dalle ricerche

Nonostante le dimensioni ridotte dei campioni (da 10 a 96 partecipanti), alcuni segnali iniziano a delinearsi con una certa coerenza.

 

  • Un aiuto contro lo stress ossidativo per favorire la corretta funzionalità metabolica

Nel gruppo degli studi dedicati alla funzionalità cardio-metabolica e allo stress ossidativo, emergono alcuni dati interessanti che mostrano come il mango (sia sotto forma di frutto, sia come estratto standardizzato) possa modulare vari indicatori fisiologici.

Uno dei trials più solidi, condotto su 75 adulti sani, ha testato l’estratto Careless® (100–300 mg al giorno per 4 settimane). I risultati hanno mostrato una riduzione della glicemia post-prandiale e dei livelli di emoglobina glicata, insieme a un miglioramento della funzionalità endoteliale, suggerendo un potenziale beneficio sulla salute vascolare anche in soggetti non affetti da patologie specifiche.

Un altro studio, con 28 adulti con pre-diabete, ha utilizzato un intervento molto semplice: 10 g di frutto essiccato al giorno. Dopo 12 settimane, i livelli di glicemia e insulina non sono aumentati, confermando che il mango, se assunto in quantità moderate, non peggiora il controllo glicemico nemmeno in persone con metabolismo glucidico compromesso.

In un piccolo studio pilota su 10 adulti sani, una singola dose di 100 o 300 mg di Careless® ha mostrato un miglioramento della microcircolazione, anche se senza effetti evidenti sulla funzionalità endoteliale. È un dato preliminare, ma coerente con l’idea che alcuni composti del mango possano influire sulla dinamica del microcircolo.

Particolarmente interessante è lo studio pilota condotto su 20 adulti, di cui 8 obesi, che hanno consumato 400 g al giorno di polpa fresca per 42 giorni. Nei partecipanti con obesità sono emerse modifiche sia immunologiche sia microbiche: riduzione di Bacteroides e Clostridi nel microbiota intestinale, diminuzione di citochine e mediatori infiammatori come IL-8, PAI-1 e MCP-1, e un leggero calo dei livelli di emoglobina glicata. Non sono invece cambiati i valori del profilo lipidico, suggerendo che l’effetto metabolico, pur presente, sia moderato o comunque più limitato alla sfera glucidica.

Su una linea simile, uno studio su 20 adulti obesi che assumevano 10 g di frutto essiccato per 12 settimane non ha mostrato cambiamenti significativi né sul peso corporeo né sugli indici infiammatori o lipidici, sostenendo l’idea che il mango, da solo, non abbia un impatto rilevante sul peso o sui lipidi.

Un’altra ricerca su 27 adulti sovrappeso ha riportato effetti più evidenti: 166 g al giorno di polpa per 12 settimane hanno ridotto lo stress ossidativo, la PCR, la glicemia e gli enzimi epatici (AST). Il peso corporeo, però, è rimasto stabile, mostrando ancora una volta che i benefici del mango sono più legati all’area infiammatoria e ossidativa che alla perdita di peso.

Infine, uno studio caso-controllo su 50 adulti sani, tra cui 30 over 65, ha documentato che 900 mg al giorno di estratto Vimang® per 60 giorni riducevano lo stress ossidativo anche nei partecipanti più anziani. Questo dato suggerisce un possibile ruolo del mango nel contrastare il fisiologico aumento dello stress ossidativo associato all’età.

 

  • Intestino più regolare

Uno dei dati più convincenti arriva da uno studio su 48 adulti con stitichezza cronica: 300 g al giorno di polpa di mango per 4 settimane hanno migliorato la funzionalità intestinale più di una pari quantità di fibre. In altre parole, il mango sembra avere qualcosa in più della semplice "massa fibrosa" alimentare: probabilmente la presenza nel frutto di enzimi con proprietà digestive e un’interazione positiva con il microbiota intestinale.

 

  • Effetti antimicrobici

In uno studio su 65 bambini che assumevano quotidianamente succo di mango, l’incidenza di infezioni gastrointestinali e respiratorie è diminuita nel corso di due mesi. In un altro studio, un collutorio a base di foglie di mango e clorexidina ha ridotto la carica microbica orale in soli 5 giorni. Evidenze preliminari indicano anche un possibile ruolo integrativo nella gestione delle infestazioni parassitarie intestinali.

 

  • Dolori articolari meno intensi

Sebbene si tratti ancora di dati preliminari, 900 mg/die di estratto Vimang® per alcuni mesi hanno ridotto il dolore in persone con malattia artrosica o artrite reumatoide, migliorando anche la qualità della vita quotidiana.

 

E per chi ha problemi di glicemia?

Il mango contiene zuccheri, è vero, ma il suo indice glicemico moderato (40–60) e la presenza di antiossidanti ed enzimi digestivi sembrano controbilanciare gli effetti sul metabolismo. Studi su soggetti con pre-diabete e obesità mostrano che fino a 10 g/die di frutto essiccato o 170 g/die di polpa non peggiorano i parametri glicemici.

 

Cosa manca ancora

La scienza, al momento, è prudente. Gli studi disponibili sono piccoli, talvolta senza un gruppo di controllo, e non consentono conclusioni definitive. Ma l’insieme dei risultati suggerisce che il mango potrebbe avere un ruolo integrativo interessante nella gestione di:

  • Stress ossidativo, soprattutto in soggetti con eccesso ponderale o disturbi metabolici.
  • Disturbi intestinali.
  • Alcuni tipi di infezioni.
  • Dolore articolare.

La strada è ancora lunga, ma il panorama che si sta delineando è promettente.

 

Dott. Michele Antonelli

 

Riferimento bibliografico

Antonelli, M., & Donelli, D. (2022). Mango (Mangifera indica L.) nutritional consumption and mango-derived dietary supplements: Are there any evidence-based clinical uses?. Pharmanutrition Functional Foods, 7(1), 18–19.

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