Abitudini alimentari e rischio di aritmie cardiache: cosa ci dice la letteratura scientifica

Il cuore è un organo complesso e sensibile: non solo dipende dall’attività fisica, ma anche da ciò che mettiamo nel piatto.

 

All'84° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia a Roma, è stato presentato uno studio dal titolo "Dietary Habits and Risk of Cardiac Arrhythmias: A Literature Review", che fa luce sul legame tra nutrizione e aritmie cardiache.

 

Cosa abbiamo imparato finora

Secondo questa ricerca, alcune abitudini alimentari possono effettivamente influenzare il ritmo cardiaco, ma il quadro non è semplice. Ecco i punti chiave:

 

  • Diete per una rapida perdita di peso in soggetti con eccesso ponderale

Studi precedenti suggerivano che una perdita di peso superiore a 6-9 kg in un mese potesse essere associata a un aumento del rischio di aritmie, come la fibrillazione atriale, e ad alterazioni della ripolarizzazione cardiaca, ad esempio il prolungamento dell’intervallo QT.

Studi più recenti, invece, indicano che la perdita di peso rapida negli individui con eccesso ponderale potrebbe avere un effetto protettivo, probabilmente grazie a un miglioramento del metabolismo e alla riduzione di alcuni fattori di rischio, a patto che si evitino squilibri elettrolitici. È possibile che in passato la minore conoscenza della nutrizione clinica e l’adozione di diete drastiche fossero responsabili dell’aumento del rischio osservato.

 

  • Grassi e dieta ad alto contenuto di grassi

Un’alimentazione ricca di grassi può rallentare la conduzione atrioventricolare e aumentare la suscettibilità a tachicardie atriali sostenute.

 

  • Peso corporeo e alimentazione

L’eccesso di peso è associato a un aumento del rischio di aritmie.

Consumo eccessivo di cereali raffinati, snack e zuccheri è legato a più complessi ventricolari prematuri.

Frutta, verdura e proteine sembrano avere un effetto protettivo.

 

  • Omega-3 e integratori

Gli acidi grassi omega-3 apportano benefici cardiovascolari, ma dosi elevate (>1 g/die) possono aumentare il rischio di fibrillazione atriale, mentre dosi superiori a 4 g/die possono essere addirittura pro-aritmiche in soggetti con storia di aritmie ventricolari non ischemiche. Dosi più basse sembrano invece ridurre la frequenza dei complessi ventricolari prematuri.

 

  • Caffeina e stimolanti

In soggetti con aritmie, caffeina e altri stimolanti devono essere assunti con cautela per il loro effetto sul tono simpatico e sull’eccitabilità ventricolare. Negli adulti sani, il consumo moderato di caffè (massimo 3 tazzine al giorno) non sembra aumentare significativamente il rischio di aritmie.

 

Conclusioni Pratiche

  1. Mangiare frutta, verdura, pesce e curare l'apporto proteico sembra essere la scelta migliore per proteggere il cuore.
  2. Limitare grassi saturi, zuccheri e cibi processati aiuta a ridurre il rischio di aritmie.
  3. Attenzione agli integratori: gli omega-3 possono aiutare, ma vanno gestiti con supervisione medica.
  4. Stimolanti come la caffeina a dosi limitate non sono pericolosi per tutti, ma vanno controllati in soggetti a rischio.
  5. La perdita di peso in soggetti con eccesso ponderale è importante, ma deve essere eseguita con gradualità e sotto controllo professionale.

 

In sintesi, questo studio conferma che ciò che mangiamo influisce sul battito del nostro cuore. Una dieta equilibrata e la supervisione medica anche in ambito nutraceutico possono fare la differenza nella prevenzione delle aritmie.

 

Riferimento bibliografico

Antonelli, M., Donelli, D., Lazzeroni, D., Ziveri, V., Niccoli, G., & Ardissino, D. (2023). Dietary habits and risk of heart arrhythmias: A literature overview [Poster abstract]. 84° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia, Rome, Italy. https://doi.org/10.13140/RG.2.2.17726.25925